Lieta certezza, son di Gesù!

Lieta certezza son di Gesù
Quale dolcezza, ho il ciel quaggiù
Sono rinato, libero son
Dio mi ha comprato, ho il Suo perdon

Gesù mi guida, ansie non ho
Se in Lui confido, io vincerò
Lo Spirito Santo reca dal ciel
Il grande amore del Re dei re

È la mia storia, è il canto mio
Tutta la gloria a Cristo mio Dio
È la mia storia, è il canto mio
Tutta la gloria a Cristo mio Dio

Il Suo volere sempre farò
Per poi godere pace nel cuor
Voglio guardare sempre lassù
Perchè al sicuro io sto con Gesù

LIETA CERTEZZA…
Il canto “Lieta Certezza” è stato scritto da Fanny Crosby. Nata nel 1820, aveva otto settimane quando divenne cieca. Nella sua tenerissima età, suo padre si ammalò gravemente e morì, così sua madre, una giovane di ventun anni, fu costretta a lavorare lontano da casa come cameriera e Fanny andò a stare dalla nonna Eunice, la quale non solo si preoccupò di educare Fanny negli insegnamenti umani, ma si prese soprattutto cura del suo spirito.

Nonna Eunice le leggeva la Bibbia e gliela spiegava con cura, dando enfasi all’importanza della preghiera. Quando, infatti, Fanny realizzò con tristezza di non poter imparare come fanno gli altri bambini, Nonna Eunice le insegnò a pregare chiedendo a Dio la conoscenza.

Anche un’altra donna ebbe un ruolo importante nella vita di Fanny. Questa fu la signora Hawley, la quale aiutò la giovane a memorizzare la Bibbia, e il Signore premiava la fede della piccola dandole la capacità di memorizzare fino a cinque capitoli alla settimana.

Fanny sviluppò una memoria tale da stupire i suoi amici, dono forse, acuito e marcato proprio da quella condizione fisica che le permetteva di sviluppare attività sensoriali poco sviluppati in altri… Questo fu l’inizio di un prosperoso servizio per Dio.

Scrisse più di 8000 inni e canzoni gospel. Fu poetessa, scrittrice e missionaria, ebbe una vita ricca di benedizioni nel costante servizio a Dio. Le capitò di scrivere fino a sette inni o poesie al giorno, quando era presa dal fervore della lode.

Nonostante Fanny fosse in grado di comporre poesia piuttosto complessa e di improvvisare musica con una struttura classica, i suoi inni avevano come scopo quello di recare il messaggio dell’Evangelo a persone che non erano solite ascoltare le prediche in chiesa, quindi i suoi testi erano scritti in un linguaggio semplice e diretto.

Ogni qualvolta scriveva un inno, pregava Dio affinché se ne servisse per condurre a Sé più anime possibile.

Fino agli ultimi giorni della sua vita, nel 1915, Fanny fu impegnata nel lavoro missionario tra i poveri d’America. La sua visione fu quella di portare le persone a Cristo non solo con i suoi inni, ma anche con la propria testimonianza di vita. Fanny era caratterizzata da un forte spirito missionario ed incoraggiava la ricerca di un risveglio di potenza in seno alla Chiesa del Signore, il risveglio che sarebbe scaturito nel Risveglio Pentecostale del 1906.

“Lieta certezza” fu composto nel 1873 e fu tra i suoi inni più famosi. Come nacque?

Un giorno Phoebe P. Knapp, autrice di oltre 500 melodie di inni, andò a trovare la sua amica Fanny e, al pianoforte, suonò per alcune volte un suo motivo. “Fanny, che cosa ti dice questa musica? Cosa ti ispira?”, chiese all’amica. Rapida fu la risposta guidata dallo Spirito Santo: “Lieta certezza, son di Gesù! O quale anticipo della gloria divina! … Questa è la mia storia, questo è il mio canto, lodare il mio Salvatore ogni giorno e per sempre”. Era nato un nuovo inno, che divenne amatissimo e popolare in tutto il mondo e cantato in tutte le chiese. Nacque una storia di vita in un piccolo cantico che oggi rappresenta la storia di tante vite…

Sulla sua cecità, Fanny, dopo aver chiesto tanti perché al Signore, disse: “Sembra che la benedetta provvidenza di Dio abbia voluto che io fossi cieca per tutta la vita, e ringrazio Dio per ciò. Se domani mi venisse offerta una vista umana, la rifiuterei. Non sarei mai riuscita a scrivere inni alla gloria di Dio, se fossi stata distratta dalle cose belle ed interessanti attorno a me… Se potessi scegliere, sceglierei comunque di rimanere cieca… perché, quando morirò, il primo volto che avrò mai visto sarà il volto del mio benedetto Salvatore”.